Oblivion

    Caro Giustino,
    siamo venuti a Teramo pieni di curiosità. Ogni volta ci avete affascinato con le vostre installazioni in cui luce, musica, materia e spazio si fondono per creare qualcosa di nuovo. L’esperienza di Menhir ha portato i suoi frutti: la sinergia con Manuela si è fatta più matura e il risultato è una più forte presenza del segno materico, che mi sembra provenire dall’universo femminile e bilanciare il tuo oscuro spazio mentale.
    Il luogo dell’installazione mi ha sorpreso. Non immaginavo che la bella residenza storica nascondesse quegli spazi sotterranei così labirintici. Siete riusciti alla perfezione a inserire le quattro installazioni negli altrettanti ambienti. La prima stanza mi ha ricordato più di tutte l’installazione vista a Teramo, dove le proiezioni si sovrapponevano a una serie di piani sfalsati nello spazio. Qui il linguaggio si è scarnificato fino all’essenziale: pure linee di luce che giocano sui piani diversi. Belli i tre momenti sonori così diversi, a sottolineare i differenti modi in cui la luce si appoggia sui materiali, ma ancora più bello restare sorpresi quando si scopre che la luce diventa plastica e sembra rifrangersi su quelle specie di alette che segnano come linee orizzontali spezzate il piano inferiore. È un alfabeto morse in una lingua sconosciuta? Un messaggio da quello che avete chiamato il pianeta Oblivion?
    Immagino che anche voi siate rimasti colpiti ed entusiati scoprendo questi effetti luminosi inaspettati e abbiate voluto sperimentare questa scoperta nell’installazione che avete ribattezzato “il fossile”.
    Innanzi tutto mi ha colpito il fatto che l’opera, con la sua forma circolare, richiamasse le vecchie macine di pietra che si trovano nell’ambiente, si è creata così una strana assonanza che ha aggiunto nuove suggestioni. Poi questa specie di oscilloscopio inizia a vibrare con gli anelli di luce che si allargano e si restringono e nel loro pulsare generano quelle che giustamente M. ha definito delle aurore boreali. È incredibile come il raggio di luce bianca possa, nel suo flettersi, svelare colori nascosti.
    A me ha ricordato un’immagine che mi è rimasta impressa in maniera simile: nello spettacolo di William Kentridge, Refuse the Hour, una serie di personaggi marciano verso un enorme buco nero che segna, forse, la fine del tempo. Il vostro anello pulsante mi ha fatto venire in mente quel buco nero e il suo aprirsi e chiudersi sembra alludere a un movimento che, nella sua ciclicità, annulla il tempo.
    Non so quali siano le idee che vi hanno guidato, anzi mi piacerebbe chiedervelo, e in particolare mi piacerebbe chiedere a Gigi che tipo di sensazioni lo hanno guidato nella creazione di quelle perfette scie sonore che accompagnano la proiezione.
    Spero che riusciate a portare le installazioni a Pescara, negli ambienti dell’Ex-Aurum, sarebbe una fortuna poterle rivedere.

    Oblivion
    Un progetto di Giustino di Gregorio, Manuela Cappucci, Claudio Pilotti
    Musiche di Pierluigi Filipponi, Luca D’Alberto
    Con il contributo di Gabriele Esposito
    Teramo, dal 17 al 19 maggio 2013.

    Le foto sono di Pippo Marino.

    fossile di luce from Giustino Di Gregorio on Vimeo.


    13 thoughts on “Oblivion

      1. ciao salvatore,
        se ti riferisci al Terminator3, sì, è da un po’ che dà problemi, per il resto è tutta dislessia galoppante.
        E sì, la mostra è interessantissima e intensa, merita davvero.

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