Ti ascolto

    Per chi è di Pescara e vive in centro, Marco è una presenza familiare. Lo si vede sfrecciare a cavallo della sua bici come se fosse sempre iscritto a una gara di velocità.
    Si ferma di fianco al portone, scende dalla sua bicicletta con un gesto atletico degno di un personaggio di Jacques Tati, suona al citofono e recapita le sue raccomandate.
    Solo il portapacchi meriterebbe un’ampia analisi. Sulla sua bici da corsa vintage ha montato una cassetta per le bibite decorata con foto scattate per l’Europa, strane scritte impossibili da mettere a fuoco e modellini di biciclette cromate.
    Marco, più che un portalettere, sembra un uccello che vola di ramo in ramo alla ricerca di persone e di racconti. E di un uccello ha la rara qualità della leggerezza e della velocità.
    Nei suoi giri quotidiani, ha scoperto di avere un insospettato talento, un insolito potere da supereroe di fumetti: la gente, ogni qual volta lo incontra, sull’uscio di casa o di fronte al portone, gli racconta qualcosa. Liti, ricordi d’infanzia, pettegolezzi, suggerimenti, sogni, ognuno ha una parola da dire, quasi che ricevere una lettera comporti automaticamente uno scambio, un baratto simbolico.
    La cosa avviene con tale frequenza che Marco ha pensato che non sarebbe male mettere a frutto la sua preziosa capacità inventando un nuovo, promettente, lavoro: il Punto di Ascolto Mobile.

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    Come ti è venuta questa idea?
    Per caso, facendo il mio attuale lavoro di portalettere,  consegno la posta con la mia bici per un’agenzia di poste private. Andando in giro mi sono reso conto che spesso le persone hanno voglia di parlare, di raccontarsi, di sfogarsi. Mi sono trovato più volte a cogliere confidenze di perfetti sconosciuti nei condomini semplicemente portando la loro corrispondenza. Da lì è nata questa suggestione  di ascoltatore mobile in bicicletta.

    In pratica, in cosa consiste questo progetto?
    Vado alla deriva per la città, scelgo degli angoli apparentemente appartati, accoglienti, per quello che è il mio gusto, sistemo un paio di sgabelli, metto il cartello “Ti ascolto”, mi siedo e aspetto.

    C’è qualche storia curiosa che ti è capitata facendo il postino?
    Me ne capitano tante. In genere mi raccontano fatti privati, questioni familiari,  liti ed attriti condominiali. Una volta una signora ha iniziato a parlare del 2012, della gente che starebbe impazzendo per la fine del mondo. Ma è successo anche che mi sono imbattuto nella totale diffidenza, come quella signora che non mi ha aperto il portone dicendomi che non credeva che ero il postino, che avevo una lettera proprio per lei, perché non ero il “suo solito postino”.

    Prima di questo lavoro che esperienze professionali hai fatto?
    Ho sempre esercitato l’arte di arrangiarsi, ho accettato tutti i lavori che mi sono capitati:  sono stato imbianchino, traslocatore, addetto alla logistica, e prima di essere un postino sono stato un cuoco. Cucinare è una delle mie passioni.

    Che tipo di formazione hai avuto e pensi ti sia stata utile?
    Dopo il diploma ho studiato Scienze della Comunicazione a Macerata con una tesi in Comunicazione musicale sui paesaggi sonori. Mi sono specializzato con un master in multimedia a Firenze e uno stage presso una casa di postproduzione a Milano. Quello che ho studiato mi è servito ad essere come sono, elastico mentalmente, fluido.

    Tra le esperienze che hai fatto, qual è quella a cui tieni in modo particolare?
    Tra le più significative c’è un viaggio in bicicletta: un intero mese a suon di pedalate. Ero in un periodo di frustrazione, come quelli che capitano ai trentenni, o a tutte le età. Mi piace muovermi in bicicletta (non ho la patente!) e ogni volta che andavo in giro mi chiedevo “Ma perché tornare indietro?” Avevo voglia di stare un po’ solo.
    A dirla tutta a guidarmi è stato il fato. Mi sono addormentato dopo aver letto un libro in cui un paragrafo iniziava con la domanda “Che cosa devo fare?” La mattina dopo mi sono svegliato, ho aperto a caso una rivista e ci ho trovato scritto “Non ci resta altro da fare che pedalare.” Parlava di lavoro, di precariato, io però l’ho preso alla lettera, e ho pensato che avrei dovuto fare una lunga pedalata.
    Sono arrivato fino a Budapest. Ci avevo già vissuto per tre mesi prima di laurearmi, era un posto lontano ma al tempo stesso familiare, avevo la giusta motivazione per non mollare.

    Quando hai bisogno di ispirazione cosa fai?
    Corro in bicicletta. Passo molto tempo all’aria aperta passeggiando in riva al mare, lungo il fiume o in pineta. Mi piace ascoltare i suoni degli ambienti in cui viviamo. Ascolto e registro questi suoni quotidiani. Realizzo delle piccole costruzioni sonore con un registratore portatile, un computer e un piccolo campionatore. Sono piccoli appunti sonici.

    Ci consigli un sito tra quelli che ti piace seguire?
    Audiodoc.it, raccoglie documentari sonori sui temi più eterogenei.

    Una rivista a cui sei affezionato?
    Sfoglio quello che mi capita, Blow Up, l’inserto di Repubblica sulla musica o quello del venerdì.

    Libri?
    Il paesaggio sonoro di Murray Schafer, Oceano di suono di David Toop, La bicicletta di Alfredo Oriani, Il popolo degli abissi di Jack London e, di Thoreau, Walden.

    Segui qualcosa in tv?
    Mi piace la trasmissione che fanno su DJ Tv che si chiama Fino alla fine del mondo e parla di sport estremi: maratona delle sabbie, traversata del polo nord sulla slitta, cose così.

    Film?
    Lo specchio di Tarkovskij.

    Musica?
    Tra gli italiani sono affezionato agli Almamegretta e ai Casino Royale, di stranieri ti direi qualcuno di più recente come Burial, Flying Lotus, James Blunt.

    La città in cui vivresti?
    Berlino, anche se non ci sono mai stato.
    Budapest mi piace ma non ci vivrei, troppo complicata da gestire.

    Quali sono le qualità che servono per fare il tuo lavoro?
    La pazienza, un po’ di distacco, un pizzico di calore. Un po’ di empatia.

    Quali di queste ti mancano e vorresti avere?
    Tutte.

    Cosa ti piacerebbe trovare nel tuo futuro?
    Il gioco. Ti direi la serenità ma meglio il gioco, riuscire a divertirsi sempre in qualsiasi situazione. Mi piacerebbe trovare la giusta leggerezza nell’affrontare la vita.

    Quale, invece, una preoccupazione?
    Non riuscire a vivere con il giusto spirito.

    Ci fai il nome di tuoi amici che ti piacerebbe farci conoscere?
    Antonio della Bottega degli antichi mestieri in Via Sacco. Lui praticamente è un falegname, un restauratore, ha messo su questo spazio in cui, oltre a fare i suoi lavori, invita altri artigiani a tenere dei laboratori e, in più, possiede una collezione di strumenti di lavoro antichi.

    Marco D’Alessandro – Comici Creativi Guerrieri from rem AST on Vimeo.

    Guarda il video in HD direttamente su Vimeo.


    47 thoughts on “Ti ascolto

    1. vi prego fatemi conoscere marco, deve ascoltarmi e io ascolterò lui, perchè anche noi ascoltatori abbiamo bisogno di qualcuno che ci ascolti.
      il signore delle arance con la denuncia per stalking, il funzionario della provincia che non sopporta l’ufficio, quello del comune che non sa che pesci prendere, il medico che voleva fare l’architetto ma il papà non voleva, ecc.
      marco, keep in touch! ;-)

    2. Marco EDIFICIO seNZa AMBIZioni di PERsistere
      Marco MONUmento di ESpressioni
      I D’Alessandro GENIe tremenda
      eccellente il corto
      bravi Archi-S-tetti

    3. Ho conosciuto Marco e le sue eccellenti patate al forno 3 anni fa :) intrigante il video, una comparsata alla Hitchcock dell’autore! alienante l’ultima parte…zona sotto colle Pineta di Pescara sud/Francavilla nord?

          1. ma col caldo che faceva cosa pretendevi, giacca e cravatta? La prossima volta facciamo qualcosa direttamente al mare.

    4. uno dei migliori “guerrieri” che sia mai capitato sotto le vostre grinfie! complimenti aver scovato marco e la sua “consapevole leggerezza”. complimenti per il video … che spacca! direi che la deriva “metafisica” di questa rubrica è da perseguire!!! …. e anche i mini-video-documentari!!!

      1. comunque io ho detto subito che secondo me assomiglia a borat…ma marco ci legge? maaaaaaaaaaaarco? marco?
        anche secondo il mio sentire uno dei migliori ccg passati di qui…o almeno come la vostra lettura lo ha fatto uscire.

        1. E’ stato detto:
          1) Earl Hickey
          2) Freddy Mercury
          3) Massimo D’Alema
          4) Borat (noooo daiiii)

          Lui ci ha detto che si sente somigliante ad un abitante dell’europa dell’est.
          Io e Rem abbiamo difficoltà a capire quale sia il colore dei suoi occhi.

    5. AST,
      “Quello che ho studiato mi è servito ad essere come sono, elastico mentalmente, fluido” oltre, ma di molto, Zygmunt Bauman.
      REM ti chiedo il solito favore abbraccia (35°) Marco da parte mia.
      Saluti,
      Salvatore D’Agostino

    6. conosco Marco dal 2002, se la memoria non mi inganna, e penso che sia veramente un essere speciale…non c’è altro modo per definirlo! :)

    7. confermo, è tutto vero, molto vero e molto azzurro… Ascolta se parlo parlo e un po’ forse, anche, sì certo, mi difendo a parole dalla limpidezza del suo sguardo… :) Video splendido. Bravo tutti ^_^!

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