Peter Kernel

    I Peter Kernel sono un gruppo musicale da tenere sott’occhio. Sono giovanissimi, belli (diciamo che la Barbara compensa gli altri due), dinamici, ironici, in poche parole “supér”, da pronunciare alla francese come fa il nostro amico, e gancio, Julien. Come degli stupidi li abbiamo persi quando sono stati all’IndieRocket Festival quest’estate e ci hanno raccontato di una loro performance indimenticabile. Quando Julien ci ha detto che sarebbe stato possibile conoscerli via skype, non ce lo siamo fatti ripetere due volte. Quello che segue è il resoconto di un’oretta passata a sorseggiare birra mentre, sia in Svizzera, dove risiedono loro, sia a Pescara, dove stavamo noi, i ventilatori andavano al massimo per stemperare una calura a dir poco tropicale. È la prima intervista che facciamo a distanza. Ci sarebbe piaciuto sbirciare nella casa di Aris e Barbara come sempre facciamo durante i nostri incontri ma, ovviamente, non è stato possibile. In compenso sono stati così gentili da inviarci alcuni scatti fatti da Barbara stessa.  È un esperimento, se funziona possiamo ripeterlo con chi è lontano o difficile da raggiungere. A tutti i CCG del pianeta terra: stiamo arrivando!

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    Ci dite due parole per presentarvi?
    Aris – Ciao, sono Aris, suono la chitarra e canto in un gruppo musicale che si chiama Peter Kernel e tengo in piedi una piccola etichetta musicale.
    Barbara – Ciao sono Barbara. Anche io porto avanti l’etichetta, suono il basso e canto nel gruppo. E poi c’è Ema alla batteria che stasera non è potuto esserci.
    A – Come gruppo musicale abbiamo iniziato io e lei alla fine del 2005. Ci siamo conosciuti perché lei mi ha coinvolto in una specie di musical sperimentale girato in super8 di cui mi ha chiesto di curare la parte musicale. Poi, siccome a me lei piaceva, allora le ho insegnato a suonare il basso. In pratica, per me era una scusa per vederla…
    B – Il super8 è stato alla fine un flirt di 20 minuti…
    A – Però il corto è uscito bene, tanto che poi è stato proiettato al festival internazionale del film di Locarno.

    Fantastico, allora è stato l’amore a far nascere i Peter Kernel?
    A – Sì, sì.

    È una storia bellissima, ma come la mettiamo col terzo del gruppo?
    A – Nella nostra storia d’amore ci voleva un batterista, visto che, né io, né lei, sappiamo suonare la batteria.

    Si può vedere da qualche parte questo cortometraggio?
    A – È in rete, non mi ricordo dove…
    Con questa esperienza ci siamo anche resi conto che era divertente incontrarci per suonare parti strumentali. Poi abbiamo iniziato a cantarci sopra e infine ci siamo lanciati nei live in piccoli locali della zona. Vedevamo che alla gente piaceva, noi ci divertivamo, e così siamo andati avanti.

    Quando dici “zona” cosa intendi?
    A – La Svizzera italiana, zona Lugano. Il primo concerto che abbiamo fatto è stato proprio sul confine Italia-Svizzera, precisamente a 10 metri dalla linea di confine.

    Questo in che anno è successo?
    A – Aprile 2006.

    Parallelamente al vostro progetto musicale, cosa fate nella vita?
    A – Abbiamo tutti e due lo stesso diploma, solo che io l’ho preso prima e poi sono diventato assistente in quella stessa scuola in cui lei studiava, l’avevo già vista e conosciuta, ma mi stava sulle palle…
    B – Io, invece, pensavo che fosse gay…
    A – Non c’era feeling, non so come mai, finché un giorno si è tagliata i capelli, si è fatta la frangia, e ho pensato che, forse, non era così orrenda…
    B – Lui si vestiva in modo diverso ai tempi, portava vestiti aderenti, portava sempre la cravatta, ma non la cravatta vera, quella finta con la clip…
    A – Non abbiamo risposto alla domanda, scusa…

    Che scuola frequentavate?
    A – Una scuola di comunicazione visiva… abbiamo il diploma di designer in visual communication, però lei è specializzata in video, io in grafica tradizionale.
    B – In pratica, forma dei disoccupati…
    A – È una fabbrica di disoccupati…

    Avete, poi, trovato un lavoro coerente rispetto alla vostra formazione?
    A – Sì. Lei lavora per la tv svizzera, come videomaker, io lavoro in uno studio, come grafico.

    Come gestite il tempo da dedicare al lavoro e alla vostra passione musicale?
    A – Durante il giorno dobbiamo concentrarci sul lavoro, quello che ci permette di portare a casa la famosa pagnotta, anche se la testa spesso sta dall’altra parte, poi, dal momento in cui stacchiamo fino al momento in cui perdiamo coscienza per il sonno e la stanchezza, ci dedichiamo alla musica, al gruppo, alle magliette da fare, ai poster…
    B – Pensiamo sempre a Julien… (Julien Fernandez è il responsabile di una delle due etichette che pubblicano il loro ultimo album)

    Invece, il batterista che lavoro fa?
    A – Ema lavora in un supermercato hard discount.

    Pensate che la vostra formazione sia stata utile anche nel vostro lavoro di musicisti?
    A – Sì, totalmente, nel senso che tutto quello che ho fatto o studiato è sempre stato in funzione di ciò che volevo fare per la mia musica. Credo di aver filtrato tutta la mia vita attraverso la mia passione per fare musica.

    Scusa, perché allora non hai fatto il conservatorio?
    A – Perché non mi interessa il lato tecnico, non mi interessa studiare, saper le note, sapere la storia della musica…
    Julien – E, infatti, si sente nel disco…

    È il vostro produttore che parla, andiamo bene… Quanti dischi avete fatto?
    A – Ufficiali un disco, un EP su vinile, un vinile di sperimentazione pseudo-colonna sonora, un sette pollici e il disco che uscirà. Non ufficiali, due CDR in 30 copie l’uno, con registrazioni casalinghe.

    Come è nata l’idea per questo ultimo lavoro? C’è qualcosa che vi ha guidato nel progetto?
    A – Erano passati già tre anni dal disco precedente, quindi avevamo accumulato un po’ di idee, ma non le avevamo ancora sviluppate. A novembre, in un periodo di pausa dai concerti, ci siamo concentrati e abbiamo tirato fuori dodici canzoni che a dicembre abbiamo registrato. Per quanto riguarda i testi devo dire che non parliamo mai di politica o della società nello specifico o in modo molto esplicito, parliamo di situazioni che notiamo intorno a noi. Nel disco avevamo voglia di parlare di tutti i contrasti che abbiamo vissuto soprattutto nell’ultimo anno. Sono successe tante cose bellissime, e tante cose bruttissime insieme. È stato un periodo strano perché non riuscivamo a capire come mai potessimo stare così bene e così male allo stesso tempo.
    B – È stato un periodo di grande ansia perché non c’era mai una via di mezzo…
    A – Era una continua altalena di emozioni molto forti. Alla fine ci siamo resi conto che la bellezza di qualcosa vive del contrasto con quanto di brutto vi è attorno.

    Ci dite qual è la cosa più bella che vi è capitata?
    A – Per noi è stato bellissimo ricevere nel marzo 2010 un riconoscimento e un sostegno finanziario per essere la terza etichetta musicale indipendente più interessante della Svizzera. Questo ci ha permesso di ampliare i nostri sforzi nel promuovere la musica di band di amici che ci piacciono molto.

    Come avete usato questi soldi?
    A – Abbiamo pagato Julien… (ridono…) Noi ci arrangiamo a far la grafica, ci arrangiamo a fare i video, ci arrangiamo a fare i dischi e a stamparli. Non riuscivamo mai a fare promozione e ci dispiaceva avere amici che fanno bella musica e che nessuno poi sente. Grazie a Francesco della Ghost Records, siamo riusciti a contattare Julien ed è nata questa collaborazione. Ha iniziato a promuovere i gruppi della nostra etichetta ed è andata bene…

    Come si chiama la vostra etichetta?
    A – On the camper records.

    Non so se vi va di dirlo, ma qual è la cosa più brutta che vi è capitata?
    A – Sono successe diverse cose. Della più brutta preferiamo non parlarne. A livello musicale, invece, è successo un fatto che magari sembra una cazzata, però per noi è stata bella pesante: quando il batterista precedente ha mollato il gruppo. Il primo giorno non ci credevo nemmeno, pensavo che il giorno dopo avrebbe richiamato e ci saremmo visti per suonare, poi quando ho capito che la cosa era seria, ho passato due o tre giorni completamente in tilt. Tutti e due abbiamo pensato agli ultimi cinque anni della nostra vita, a tutte le ore che abbiamo investito in questo progetto… per un attimo abbiamo temuto di dover fare il funerale a Peter Kernel, ma fortunatamente abbiamo conosciuto Ema, e in tre settimane eravamo già in giro a suonare per festival in Svizzera e dopo solo un mese eravamo in tour in Europa assieme ai canadesi Wolf Parade. Grazie Ema!

    Quando avete bisogno d’ispirazione, cosa fate?
    A – Se ci mettiamo lì a cercare, l’idea non viene. Le intuizioni arrivano sempre nei momenti più impensati, mentre stiamo provando, tra una canzone e l’altra, in quella pausa in cui uno deve andare a pisciare, l’altro deve prendere la birra… giusto in quel momento lì ti arriva un’idea, magari è appena abbozzata, però, dopo, ci costruisci qualcosa intorno e inizia a prendere corpo. Sono quei momenti in cui sei leggero mentalmente.
    B – Col video, spesso, le idee mi vengono in mente quando sto montando, soprattutto quando rivedo tutti quei momenti di girato che in realtà sono errori, come quando hai la camera accesa per sbaglio… vedi che quelle cose funzionano e cerchi di sfruttare l’idea arrivata un po’ per caso.

    Altre domande per conoscervi un po’ meglio. Avete dei siti web che vi piace leggere?
    A – Visito 100 volte al giorno un sito di news locali.

    Come si chiama? Siamo desiderosissimi di vederlo anche noi.
    A – Si chiama Ticinonline, ma seguo anche parecchio il sito della CNN. Sono un po’ fissato con le news, mi piace sapere cosa succede. Invece non mi piace andare a leggere di musica, alla fine sono sempre le stesse cose, semplicemente rivoltate, la cosa mi annoia.
    B – Non navigo molto, però ultimamente guardo sempre le previsioni del tempo.

    Sapete che siete proprio una bella coppia di ossessivo-compulsivi?
    B – È che io vengo dal Canada, spesso mi chiedo com’è lì, vado a vedere com’è il tempo nella mia città…

    Magari è un modo per rimanere in contatto con la tua casa e i tuoi…
    B – Forse, inconsciamente…

    Ci consigliate una rivista?
    A – È vergognoso, ma credo che le cose che leggiamo di più sono i depliant degli apparecchi elettronici, le istruzioni per l’uso. Lei è una vera maniaca delle istruzioni per l’uso…
    B – Boiler, macchine fotografiche, tutto…

    Un libro?
    A – Lo chiedi alle persone sbagliate… Sono anni che non leggo un libro. Durante la giornata ho sempre l’ansia di produrre, di far cose, e quando arrivo al punto di poter riposare, sono così stanco che non riesco a leggere niente. Me ne vergogno tantissimo, soprattutto quando parliamo con gli amici: loro ci raccontano che hanno letto questo e quest’altro e noi, invece, al massimo possiamo dire di aver letto gli ingredienti sulla scatola del detersivo…

    E tu, Barbara?
    B – Anch’io, facciamo tutto insieme… Solo che io leggo le istruzioni per l’uso in inglese e lui in italiano…
    A – Se devo dirti una cosa che mi piace leggere, ti direi le interviste, mi piace capire cosa pensa la gente…

    Guardate TV? Poi, tu, Barbara, la fai pure…
    B – Faccio un programma per bambini, quindi è fuori dalla tv prime time..

    C’è un programma che vi piace in modo particolare? Non solo nella tv svizzera, ma anche canadese, visto che ormai siamo international…
    B – Quando ero piccola mi piaceva un telefilm che si chiamava Mister Canoehead. Era un tipo che aveva la testa incastrata in una canoa e diventava una specie di involontario supereroe.

    Vi piace il cinema?
    A – Non molto. In genere ci piace guardare i cartoni animati per bambini, oppure il loro contrario: film sperimentali tipo avanguardia russa, dove non succede niente per tre ore, cose così…
    B – A me piacciono i documentari sulla natura, con gli animali che si riproducono, le foreste…

    La città in cui vivreste?
    B – Lubiana.
    A – A me piace dove è fresco, patisco tanto il caldo, e dove abita lei in Canada non è male.
    B – Lì è freddissimo…
    A – Mi piacerebbe un posto un po’ più a nord, qui mi sembra già troppo caldo.

    Troppo mediterranea la Svizzera, vero?
    A – Da voi, il caldo è più piacevole, qui è proprio un caldo schifoso.
    B – Siamo chiusi tra le montagne, l’aria non si muove.

    Quali sono i vostri gusti musicali?
    A – Ci piace di tutto, anche se c’è una cosa che proprio non sopporto, il funk. In genere andiamo a periodi … ultimamente ho in macchina un disco reggae messo insieme dal nostro batterista.
    B – A me non piace molto…
    A – Lei è più chiusa di me, musicalmente.
    B – A me piace l’hip hop, mi piacerebbe farlo ma non sono capace… Comunque, va a periodi, mettiamo un disco in macchina, lo teniamo per mesi e poi non lo ascoltiamo per anni interi…

    Fatemi capire, voi la musica l’ascoltate solo in macchina?
    A – Praticamente sì. Ascoltiamo anche molta radio in macchina. A volta capita che abbiamo ascoltato così tanta musica che abbiamo bisogno di staccare e non ascoltare niente di preciso, per cui vanno bene il notiziario come qualsiasi cosa commerciale.

    Quali sono le qualità che ritenete siano fondamentali per fare il vostro lavoro?
    A – Secondo me, ci vuole costanza e spirito di sacrificio. È necessario saper sacrificare praticamente tutto il tempo libero e, in questo, sono fortunato perché condivido con lei questa passione. Un’altra qualità fondamentale è saper tenere sempre gli occhi aperti su tutto quello che ti capita intorno, dai siti web più utili per promuoverti alle ultime novità musicali.

    Una qualità che vorreste avere?
    A – Vorrei saper parlare bene l’inglese, soprattutto perché, a meno di non suonare in Italia, anche in svizzera dobbiamo parlare in inglese. Il tedesco non lo capisco proprio, il francese lo capisco ma faccio troppa fatica a spiccicare due parole. Lei, invece, sa parlare tedesco, francese, italiano e inglese, a me manca questa cosa…
    B – Anch’io vorrei che lui parlasse inglese… Quando giriamo per suonare e arriviamo in un posto loro mandano sempre avanti me..
    A – Dopo aver bevuto qualche birra poi mi sciolgo…
    B – Ancora peggio, perché devo anche controllare cosa dice…

    Cosa vi piacerebbe trovare nel vostro futuro?
    A – Spero che quando uscirà il disco ci sia gente che lo apprezzi e che venga a vederci ai concerti. Per un gruppo il momento più importante è quello in cui finalmente entri in contatto con il pubblico: tutti gli sbattimenti, tutte le ore, i sacrifici, servono per arrivare a quell’incontro. Mi piacerebbe riuscire a prolungare quel momento, farlo più volte possibile. Al di fuori della musica, spero di campare per molti anni…
    B – Anch’io spero che campi a lungo…

    Ci fate il nome di amici o conoscenti che vi piacerebbe farci conoscere?
    A – Zeno Gabaglio. Un amico violoncellista eccezionale; è una persona molto gentile, intelligente e brillante; musicalmente è geniale perché riesce a collaborare con gente che fa qualsiasi stile. Ha fatto delle basi per Frankie Hi-NRG, collabora con Francesca Lago in ambito più pop, da solo fa sperimentazioni con loop e distorsioni, fa progetti elettronici, segue progetti più folk, fa veramente di tutto ed è sempre al top.
    B – Ti consiglierei il mio papà. Sta in Canada, in un paese piccolissimo tra le riserve indiane, dove ha costruito tutto con le sue mani. È un appassionato di barche a vela, solo che lui non andrebbe mai a comprarne una già realizzata, preferisce farsela da solo. L’ultima volta ha comprato a Vancouver lo scheletro di una nave medievale.
    A – Vancouver dista circa 3000 km da casa loro, per trasportare questa barca ha dovuto affittare un tir.
    B – Solo che era fuori dimensioni e ha dovuto organizzare anche la scorta della polizia. Quando mia madre, che non sapeva nulla, l’ha scoperto, ha minacciato di divorziare e lui ha dovuto prendere in affitto un terreno vicino all’autostrada dove tenerla.
    A – Ora, quando vai da casa sua fino al centro del paese, che dista mezz’ora di autostrada, si vedono queste enormi forme che sembrano delle fantastiche sculture.

    Non è che gli è venuta un’illuminazione tipo Noé?
    B – Penso che sia perché legge tanto e ha la fissa con Moby Dick, gli piacciono le storie di mare.

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    Peter Kernel from rem AST on Vimeo.

    Link:

    Peter Kernel
    http://www.facebook.com/peterkernel

     

    foto:
    La prima in alto e la 4 in slideshow di Simon Brazzola
    Da 1 a 3 nello slideshow di Pippo Marino
    da 4 a 18 nello slideshow di Barbara Lehnhoff

    slideshow su flickr


    1.322 thoughts on “Peter Kernel

    1. rem…apparte che per tutta la durata del video sono rimasto cosi… —> 8-O
      sai che potresti sbaragliare la concorrenza proponendo ai suddetti baldi giovani musichieri di fare il loro prossimo videoclip su questa falsa riga…
      tipo loro nella web in piccolo che guardano alcuni fans cantare il loro brano…
      PENSACI REM PENSACI!!!!

      1. così come? non ho mica capito…
        comunque potremmo inaugurare una sezione musicale di CCG tutta su skype con annesso miniconcerto…

        1. Tipo Cantanti Creativi Guerrieri… Oppure Comici Cantanti Guerrieri…
          Bravi Peter Kernel!!! Ormai sono ossessionata da “banana… in pigiama …

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