La casa di tutti

    Articolo molto interessante sul lavoro di Toyo Ito nella ricostruzione post-tsunami in Giappone.
    Da leggere pensando anche a quanto fatto a L’Aquila.

    […] Dopo i disastri, sono stati molti gli architetti che si sono recati nel Tôhoku per portare il loro aiuto. Alcuni, come Shigeru Ban, hanno progettato sistemi di partizione per proteggere la privacy, da installare all’interno delle grandi palestre dove vennero accolti in un primo momento i rifugiati. Altri hanno progettato e costruito degli alloggi provvisori.

    Ma Ito provava un certo disagio di fronte a quelle soluzioni. Diceva: “E’ importante proteggere la privacy, ma non sarebbe più importante installare all’interno di questi rifugi un grande tavolo dove ci si può riunire?”. Si vede che già in quella fase Ito era interessato all’importanza del senso comunitario che lega le persone. Racconta Ito : “Nonostante quelle condizioni estreme, le persone desideravano unirsi, creare comunicazione. Sembrava di assistere alla genesi di un senso comunitario molto primitivo, ed era commovente”. Il grande architetto aveva intuito che è proprio lì la chiave più importante per salvare delle persone che hanno perso ogni cosa, tutto ciò che è materiale e immateriale. E che gli elementi più preziosi per la salvezza psicologica non sono gli aiuti materiali ma le relazioni umane, un’architettura invisibile, trasparente.

    Tuttavia, i brutali progetti di ricostruzione praticati dalle amministrazioni hanno poi diviso con il sorteggio le persone che in quei primi rifugi erano riunite per comunità, assegnando loro degli insipidi alloggi provvisori che sembravano francamente dei loculi. Alloggi che separavano e isolavano, come gli appartamenti monolocali urbani. Quanto può essere efficace questa soluzione, soprattutto per delle persone anziane colpite da un grande trauma psicologico? In effetti, molte persone, soprattutto gli anziani, hanno rifiutato di andare a vivere in quelle case.

    Ito, visitando l’area di alloggi provvisori nel quartiere di Miyagino, a Sendai, ha intuito che dare una minima forma a questa primitiva comunità nascente tra i rifugiati potesse essere l’inizio di una nuova architettura. Di fatto, gli era stata data l’occasione di ripensare, assieme ai rifugiati, l’architettura dal punto di vista delle necessità più fondamentali.
    Ito si è dunque messo in ascolto. Ha ascoltato le persone per capire di cosa avessero davvero bisogno. Ed è arrivato a capire che avevano bisogno di un luogo per riunirsi, chiacchierare e discutere insieme la ricostruzione. Ha capito anche che avevano bisogno di spazi intermedi come Nokisaki ed Engawa, tipici elementi dell’architettura tradizionale giapponese che favoriscono gli incontri e la conversazione. E infine che desideravano una stufa a legna, altro elemento attorno al quale erano abituati a creare situazioni collettive. Era quindi assolutamente fuori luogo proporre loro una “architettura contemporanea” come egli era abituato a disegnare.

    Così è venuta fuori una casetta che non presenta nessuno dei tratti che normalmente contraddistinguono le sue opere, non ha nemmeno l’aria di un’architettura contemporanea. La casetta viene chiamata Minna no ie (La casa di tutti) ed è una casa disegnata e costruita da tutti, per ritrovarsi tutti insieme e discutere la ricostruzione.

    Dopo la Minna no ie di Miyagino, Ito ha costruito un’altra Minna no ie nel quartiere commerciale di Kamaishi, e sono tuttora in corso altri progetti. Il sogno di Ito è di costruire centinaia di Minna no ie in tutta la regione di Tôhoku. La sua stessa diffusione potrebbe rappresentare il metro per misurare il vero andamento della ricostruzione.
    […]

    Taki Yosuke, Tokyo: incontro con Toyo Ito. La grande trasformazione di un archistar, in Doppiozero, 15.11.2013.

    (Il colore di sfondo in giapponese si chiama kamenozoki, il colore dell’interno di una bottiglia)


    20 thoughts on “La casa di tutti

    1. Lo spazio collettivo come punto da cui ripartire (con uno sguardo alla tradizione). Mi sembra davvero una bellissima iniziativa.
      Anche il nostro paese avrebbe bisogno di proposte di questo genere.
      Molte grazie per la segnalazione!

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