Se si laureasse oggi, farebbe l’architetto?

    “NON LO FAREI”
    da Generazione sfruttata, di Riccardo Iacona, Raffaella Pusceddu, Alessandro Macina e Elena Stramentinoli, Presa diretta, in onda domenica 2 ottobre 2011 (26:26)


    12 thoughts on “Se si laureasse oggi, farebbe l’architetto?

    1. Quella puntata di presa diretta mi ha quasi fatto venire voglia di buttarmi giù da un ponte! detto questo, il caro Fuksas disse che se avesse fatto architettura oggi , avrebbe fatto l’artista …sono confuso ,ma non lo fa già?

    2. dice anche che uno dei motivi dell’impossibilità di fare questo mestiere è la burocrazia. Vero, solo che quanti sono gli architetti che hanno imparato a campare solo di quella?

    3. Ci ho pensato anche io. A lungo. E sono giunto alla seguente conclusione, banale, ma tant’è.
      Il problema è che se devi intraprendere un percorso di studi di, come minimo, circa 6 anni (includendo la preparazione all’esame di stato) aggiungendone almeno altri 5 per sperimentare sul campo la professione acquisendo esperienza, ti ritrovi ad avere diciamo 30 / 32 anni.
      Ora, a meno che uno non abbia dei genitori ricchi o benestanti, o preferibilmente già inseriti nel settore con alle spalle uno studio bene o male avviato di architettura, le soluzioni per farcela sono due:

      1: Sei un mostro senza emozioni, una macchina da guerra (cosa difficilmente riscontrabile negli artisti e ancor meno tra i giovani d’oggi), hai una pazienza ed una perseveranza da monaco tibetano (idem) e non hai alcun problema a trascorrere 12 anni delle tua vita nella merda più totale, praticamente senza una lira, senza una famiglia che ti appoggi più di tanto e senza nessuno che ti dia supporto morale nell’arco di questo lunghissimo tempo in cui riuscirai a raggiungere l’obiettivo senza impazzire prima.

      2.Sei una persona normale ed impazzirai prima che trascorrano i 12 anni

      1. sai qual è il problema? che oggi, anche se sei un esemplare del tipo n. 1, non camperai comunque col fare la professione, almeno non in Italia.

        Caro Michele, su con la vita!

        1. Esatto, in Italia per un giovane laureato senza origini rilevanti la vita è impossibile nel 99 % dei casi
          Bisogna cambiare emisfero, ci sono posti migliori

    4. vedo giovani di 25/30 anni protestare; magari hanno lavorato solo una manciata di anni nella loro vita o, ancora peggio, non hanno mai lavorato; eppure sento che si lamentano perchè non avranno mai una pensione. Pensavo fosse prerogativa esclusiva delle generazioni precedenti il fatto di pensare al lavoro come ad uno strumento di sopravvivenza. Loro erano in un certo senso giustificati dalla mancanza di opportunità, che invece noi abbiamo; erano in certi casi obbligati ad accontentarsi di un lavoro per motivazioni che potevano spaziare dall’impossibilità a lasciare la propria famiglia, alla difficoltà economica ad accedere ad ambiti di conoscienza specialistica. Oggi però non ci sono scuse che reggono, ed invece di puntare il dito contro le nostre incapacità si preferisce dare la colpa alla crisi…

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